La raccolta è costituita dagli “arnesi” di lavoro utilizzati nei campi e per la conduzione dei mestieri, oppure oggetti di uso domestico (attrezzi da cucina e suppellettili della casa) che si potevano trovare fino agli anni ’50 del secolo scorso, nelle case dei mezzadri e nelle botteghe degli artigiani; oggetti, oggi diremmo “povere cose”, che immutate nella forma, e nei materiali (perlopiù ferro e legno), sono giunti dal medioevo (e anche prima) fino alla metà del secolo scorso, indissolubilmente legati all’istituto “secolare” della mezzadria.
Sarà proprio la sua abolizione giuridica (avvenuta in Italia nel 1964) a segnare il punto di non ritorno: lo spopolamento verso le città, l’abbandono delle campagne e, conseguentemente, la progressiva ed inesorabile caduta in disuso degli oggetti che avevano caratterizzato quell’epoca.
Ecco perché ha senso oggi – più che mai – la conservazione degli oggetti di lavoro e di uso quotidiano legati alla campagna; ai nostri occhi così “ancestrali”, eppure così “domestici”.
Ecco il perché della presente raccolta; ben consapevoli che, proprio in quanto raccolta, sarà sempre in addivenire e mai potrà vedere la parola “fine”.
La scelta dell’allestimento, tenuto conto che non era intenzione farne un museo, è stata quella di ricollocare gli oggetti negli ambienti (interni ed esterni) oggi adibiti ad agriturismo, restituendo loro una nuova “funzione” in chiave contemporanea; insomma una nuova vita.
Buona caccia!
GLI OGGETTI DELLA CASA
- CUCINA ECONOMICA 7 CASSETTI sala colazioni
- PENTOLAME IN RAME sala colazioni
- STIPO (ARMADIO DISPENSA) sala colazioni
- ATTREZZI DA CUCINA (SGRANA GRANOTURCO-COLINI- CIOTOLE IN LEGNO) appartamento delle lame
- TOSTAORZO sala colazioni
- MACININO sala colazioni
- TAGLIERE in LEGNO sala colazioni
- ACQUASANTIERE appartamento delle lame
- BAULE IN LEGNO E FERRO camera del lampadario
- FERRO (STAMPO) PER OSTIE sala colazioni
- CATENA DA FOCOLARE appartamento delle lame
- SCALDAPIEDI appartamento delle lame
- COPPIE DI ALARI DA CAMINO sala colazioni- camera degli archi
- FERRO DA STIRO sala colazioni
- CULLA DA NEONATO appartamento delle lame
- RUZZOLE camera del lampadario (accesso)
Cucina economica a legna
Diffusissima fino agli anni ‘60-’70 in tutte le coloniche, ed ancora oggi utilizzata nelle case di campagna nelle sue evoluzioni più moderne, la cucina economica a legna rappresentava senz’altro un’innovazione tecnologica rispetto al “primordiale” focolare, consentendo migliori prestazioni e maggiore funzionalità nella cottura dei cibi; la versatilità di tale apparecchio, in origine appannaggio sicuramente del fattore più che del mezzadro, consisteva nella dotazione dei diversi cassetti, ognuno dei quali con una specifica funzione.
Qui troviamo la rara versione “7 cassetti della Rex”, smaltata di bianco.
Pentolame in rame
Collocati nella stanza al piano terra del casale, oggi adibita a sala colazioni, la raccolta consta di una quindicina di oggetti, tra cui pentole, tegami, coperchi e paioli in rame, di varie fogge e dimensioni, con o senza manici, comunemente presenti nella “dotazione” delle cucine contadine, utilizzati per la preparazione dei pasti o per la lavorazione del formaggio. Successivamente del tutto ripudiati dalla massaia moderna più avvezza alle moderne “comodità” dell’acciaio e di altri materiali più funzionali, oggi, ritrovano nuova vita nelle cucine stellate.
Utilizzati direttamente sul fuoco, agganciati alla catena del focolare, oppure appoggiati tra gli anelli di ghisa della stufa, consentivano la cottura dei cibi con l’utilizzo del minimo di energia possibile, visto l’ottima conducibilità del metallo con cui erano realizzati.
Stipo
Nella cucina della casa colonica trova spesso collocazione, accanto al camino con il focolare, al grande tavolo di legno con le sedie, e alla madia dove si impasta il pane e si conservano le farine, anche un piccolo mobile destinato alla conservazione degli alimenti, freschi e/o già cucinati, dotato di ripiani e sportello, con alcuni lati a vista sui quali è posta, a protezione, una rete a maglie strette con la funzione di impedire la contaminazione dei cibi da parte degli insetti. Interessante notare come, nonostante il mobile non sia di fattura elevata, è dotato di sportelli con serratura a chiave, a dimostrazione del valore che il “bene” cibo rivestiva nella società contadina del tempo; a differenza delle cucine moderne, dove tutto è studiato per essere il più facilmente accessibile e nulla è “sottochiave”.
Attrezzi da cucina
Pochi e semplici attrezzi costituivano la dotazione di cucina, sovente realizzati in ferro, rame o legno (quest’ultimo molto utilizzato per le produzioni di oggetti autoprodotti), più raramente in vetro e ceramica, considerata la loro fragilità e difficile reperibilità. Nella raccolta si trovano alcuni oggetti di uso comune, quali ciotole in legno, alcuni colini ed una grattugia in ferro sgrana granturco.
Tostaorzo
L’oggetto è costituito da un cilindrico di latta a cui è fissata una lunga asta metallica terminante ad una estremità con un manico in legno. Per il tramite di un piccolo sportello veniva introdotto l’orzo, dopo di chè il cilindro veniva posto sul fuoco, dove, imprimendo all’asta metallica un movimento rotatorio continuo per evitare l’abbrustolimento dei chicchi di orzo, veniva completata la tostatura del cereale.
Macinino
Complementare al tostaorzo, il macinino consentiva di effettuare la macinazione dei chicchi di orzo previamente tostati, onde ottenere una polvere finissima dalla quale ricavare un ottimo surrogato del caffè. Naturalmente, per i più abbienti, l’orzo era sostituito dal caffè.
L’oggetto nella raccolta è costituito da una tazza in ghisa, in cui introdurre i chicchi da macinare e da un meccanismo mosso, tramite un manico, dal movimento della mano, completano l’oggetto un basamento dove è realizzato un alloggiamento per il cassetto estraibile in cui veniva raccolta la polvere ottenuta dalla macinazione.
Tagliere in legno
Costituto da un unico asse di massello, di 50-70 cm circa, con uno spessore di almeno 5 cm, era realizzato con essenze diverse (i più pregiati in olivo date le caratteristiche di particolare durezza del legno), e aveva sovente un manico forato posto ad una estremità, per poter essere appeso alla parete.
Di forma rettangolare, trapezoidale o rotondo, veniva utilizzato sia nell’ambito più propriamente casalingo (considerata la secolare tradizione contadina di allevare e macellare in proprio le carni) sia per utilizzi più propriamente professionali nell’ambito dell’arte della norcineria.
Acquasantiere
A lato del letto, proprio sopra i comodini, sovente trovavano posto due piccole acquasantiere; all’atto di coricarsi, intingendo le dita nell’acqua santa, ci si faceva il segno della croce.
Nella raccolta sono conservate 5 coppie di aquasantiere di varia foggia e materiali (ferro e ceramica).
Ferro da stiro
Realizzato interamente in ghisa, l’oggetto in collezione è un ferro a piastra di circa 10 cm, costituito essenzialmente da un manico a cui è fissato un corpo metallico con la faccia sottostante piatta. Proprio il riscaldamento di questa piastra sulla stufa consentiva al ferro, prima di accumulare calore, poi di rilasciarlo una volta appoggiato sulle fibre del tessuto.
Baule in legno e ferro
Oggetto ormai insolito nelle case moderne, era invece immancabile nelle case contadine e non, almeno fino alla prima metà del secolo scorso, quando viene soppiantato dai funzionali mobili contenitori moderni. Versatile per antonomasia, poteva servire per riporre vestiti e biancheria (tra cui la “dote” che le nubende accumulavano per anni prima di sposarsi); ma anche contenitore di vettovaglie, di alimenti, di documenti, e perché no, di oggetti di valore. In ragione degli usi più svariati a cui era destinato, ne esistevano di varie fogge, dimensioni e materiali a seconda degli usi. Quello nella raccolta è un piccolo baule in legno con rinforzi in ferro, dotato di una serratura, che reca ancora un’etichetta (Comando militare di Siena) che rileva il probabile passato utilizzo per la spedizione di documenti militari.
Ferro per ostie
Si tratta di uno stampo per la confezione e cottura delle particole utilizzate per la messa. L’oggetto, costituito interamente in ferro, è formato da due valve, che si chiudono a pinza, da cui dipartono due lunghi bracci che permettono di tenere la forma sul fuoco durante la cottura, mentre un anello, all’estremità dei manici, consente di serrare i ferri durante la cottura.
Per l’ottenimento dell’ostia la pasta di pane azzimo si stendeva tra i due dischi metallici, una dei quali recava incisa – nella faccia interna – la forma dell’ostia con i simboli eucaristici; una volta serrati i manici, per impressione, si otteneva l’ostia, che successivamente si cuoceva sul fuoco, avvalendosi dei lunghi manici di cui lo stampo era dotato.
Catena da focolare
Se il focolare era il centro gravitazionale della casa contadina, la catena del focolare ne era l’accessorio di corredo immancabile, tanto che si trova spesso inventariata nei lasciti testamentari.
Realizzata in ferro, si compone di una successione di anelli tondi a cui è fissato un ferro ricurvo a formare un rampino su cui sospendere i recipienti da scaldare al fuoco del focolare, mentre all’altra estremità un apposito supporto consentiva il fissaggio alla cappa del camino.
Regolando la lunghezza della catena (avvolgendo i cerchi l’uno sull’altro) si poteva regolare la distanza dalla fiamma, e quindi la temperatura di cottura dei cibi.
Scaldapiedi
Realizzato in ferro, con forma circolare allungata e fondo piatto per poter trovare stabilità di appoggio, è chiuso alla sommità da una grata, tramite la quale si “caricavano” i tizzoni incandescenti adagiandoli sul fondo.
Oggetto senza più alcun utilizzo pratico nel contesto attuale, considerati gli standard di benessere raggiunti nelle case moderne, rappresentava nel passato un presidio indispensabile di sopravvivenza, visto che le camere da letto (o forse meglio l’unica camera da letto), non raggiunte dal tepore del focolare, erano del tutto prive di qualsivoglia forma di riscaldamento.
Coppia di Alari da Camino
Tradizionale corredo del camino, gli alari sono presenti in raccolta in due divere coppie.
Generalmente realizzati in ferro, ghisa o ottone, avevano la funzione di tenere in posizione i ceppi nel camino/braciere, impedendone la fuoruscita, favorendo l’ossigenazione della fiamma e quindi la vigoria del fuoco. Gli alari si può dire risalgono all’epoca stessa in cui è stato “inventato” il fuoco, in quanto la necessità del suo contenimento nell’area ad esso dedicata è un’esigenza da sempre avvertita dell’uomo, considerati i pericoli indotti da fiamme libere; per cui dall’utilizzo di semplici pietre, che contornavano i focolari, si è giunti a veri e propri manufatti, la cui funzione di fatto non è mai mutata.
Culla da neonato
Realizzata in legno, la culla trovava posto a lato del letto matrimoniale, nella stanza dove dormivano i genitori con i figli più piccoli. Costituita sostanzialmente da una cassa in legno variamente decorata a seconda della finezza dell’oggetto, si caratterizzava per il movimento basculante dovuto alla particolare conformazione dei supporti di appoggio (curvati a mo’ di mezzaluna) che consentivano all’oggetto di dondolare lievemente. Sul fondo della cassa veniva posto un materasso sul quale trovava posto il neonato.
Ruzzola – gioco della ruzzola
Antico gioco popolare diffusissimo in tutta la penisola fin a tutto l’800 (ma probabilmente già praticato dagli Etruschi come testimoniato dalle raffigurazioni del discobolo trovato in una tomba a Tarquinia), il gioco della ruzzola – rotella in legno di varie dimensioni – consisteva nel lanciare l’oggetto il più lontano possibile facendolo rotolare lungo i tratturi e le mulattiere, favoriti dalla pendenza del “campo da gioco”. Praticato da contadini e pastori, il gioco era itinerante, dovendosi procedere lungo il percorso mano a mano che il gioco avanzava; nella versione più arcaica la ruzzola era costituita da una forma di formaggio pecorino stagionato da lanciare e far rotolare.
GLI OGGETTI DEI MESTIERI
- SEGA DA BOSCAIOLO appartamento delle lame
- SEGA DA FALEGNAME appartamento delle lame
- FALCE FIENARIA appartamento delle lame
- FALCE MESSORIA appartamento delle lame
- RONCOLA appartamento delle lame
- MENAROLA (GIRABACHINO) sala colazione
- SCALA IN LEGNO A PIOLI camera del lampadario (accesso)
- GIOCO IN LEGNO E METALLO sala colazioni
- CARATELLO sala colazioni
- STADERA sala colazioni
- RUOTA DEL BIROCCIO aia
- IRRORATRICE A ZAINO sala colazione
- COPERCHIO CIRCOLARE IN DOGHE DI LEGNO sala colazione
- INCUDINE DA CALZOLAIO sala colazione
- CHIODI IN FERRO sala colazioni
Lame (Sega da boscaiolo – sega da falegname – falce fienaria – falce messoria)
Nella raccolta sono conservati alcuni attrezzi a lama utilizzati nei lavori di sfalciatura (falce fienaria e messoria), e quelli per il taglio dei tronchi e della legname (sega del boscaiolo e sega del falegname). Realizzati in ferro e legno risultano abbandonati a partire dalla 2° metà del ‘900, soppiantati da macchinari e attrezzature meccaniche (mietitrebbiatrici, motoseghe, motofalciatrici ecc).
La falce fienaria (arnese con lama a mezza luna di varie dimensioni a seconda dell’uso ed impugnatura in legno) era comunemente usato per la mietitura manuale del grano e dei cereali, nonché per la raccolta degli erbaggi utilizzati nell’alimentazione minuta degli animali dell’aia; mentre per la sfalciatura del foraggio si utilizzava uno strumento di più grosse dimensioni costituito da una lama arcuata da 60 a 90 cm, collocata alla sommità di un lungo manico in legno (140-160 cm) dotato di due impugnature, la c.d. falce fienaria o frullana.
Questi arnesi, la cui origine è fatta risalire all’origine stessa dell’agricoltura, erano diffusissimi nel territorio di Montalcino dove fino agli anni ’50, la cerealicultura e l’allevamento degli animali in piccoli appezzamenti e su giaciture collinari era ancora diffusissima (ed oggi ancora lo è nei fondovalle della Val d’Orcia).
La sega da boscaiolo (grossa lama dentata in ferro di lunghezza di 1,5 metri, dotata alle estremità di impugnature in legno) veniva azionata mediante il movimento alternato della forza delle braccia di due uomini) nell’attività di taglio dei boschi. Il taglio della legna e la relativa produzione di carbone fossile costituivano l’”industria” più fiorente di Montalcino negli ultimi secoli, fino agli anni ’50 del ‘900 quando, soppiantata da altre fonti energetiche, repentinamente decadde, lasciando senza lavoro gli oltre 800 boscaioli che vi lavoravano. La crisi dell’”industria” del carbone, assieme alla fine della mezzadria, anch’essa avvenuta in quegli anni, determinarono lo spopolamento del paese e portarono alla marginalizzazione di Motalcino, per oltre un trentennio del secolo scorso.
La sega a telaio in legno o sega da falegname – come si evince dal nome stesso – veniva utilizzata nelle botteghe del falegname. L’oggetto era costituito da un telaio in legno a forma di H formato da due montanti ed una traversa; la lama posta nella parte inferiore veniva messa in trazione mediante una corda posta tra i due montanti.
Roncola
Usata da agricoltori e boscaioli per il taglio di rami di media o piccola dimensione, o per appuntire i pali, la roncola è un attrezzo agricolo formato da una lama metallica curvata a forma di punto interrogativo, affilata dal lato concavo e munita di impugnatura, solitamente di legno o corno.
Menarola (girabacchino)
Trapano a mano con una struttura ricurva in ferro munita di una manovella che facilita il movimento rotatorio; di estrema versatilità, con la sola sostituzione della punta poteva essere utilizzata per diverse lavorazioni, in particolare da falegnami, bottai, ed intagliatori della pietra.
Coperchio circolare in legno
Realizzato in doghe di legno, con manico in ferro, il coperchio di forma circolare – di circa 40 cm di diametro – veniva utilizzato a chiusura delle botti o dei bigonci, contenenti il mosto; oppure come coperchio a chiusura degli orci, caratteristici vasi panciuti in terracotta utilizzati già dagli etruschi e ancora diffusissimi fino al secolo scorso in Toscana e nelle regioni centrali italiane per la conservazione del vino e dell’olio.
Incudine (o Ferro) da Calzolaio
Triplice incudine in ferro con tre appendici delle misure più comuni di scarpe, veniva
utilizzata dal calzolaio o dal ciabattino per sostenere la scarpa durante le lavorazioni; appoggiata sul deschetto il calzolaio vi infilava la scarpa rovesciata per inchiodare la suola o per effettuare le cuciture e gli incollaggi.
Chiodi in ferro – varie sezioni e misure
L’invenzione” del chiodo sembra risalire all’Homo sapiens; dapprima realizzati in legno, solo a partire dall’età del bronzo verranno forgiati in ferro. Testimonianze certe sull’uso dei chiodi risalgono ai romani, che li producevano mediante processo di forgiatura, mentre per la produzione in serie bisognerà attendere la rivoluzione industriale sul finire del 1700. In origine i chiodi venivano ricavati tramite forgiatura a mano con sezione quadrata, e solo in epoca più recente avranno sezione circolare in quanto ottenuti partendo da filo metallico lavorato a macchina. Nella raccolta sono presenti diversi chiodi, quanto a misura e sezione realizzati in ferro forgiato a mano, provenienti dal recupero di vecchi portoni, pavimenti ed altri manufatti in legno. Il chiodo, anche uno solo, quando recuperato da qualche manufatto in disuso non veniva mai gettato, ma bensì messo da parte, raddrizzato, ed utilizzato per la costruzione di un nuovo oggetto.
Scala a pioli in legno
Attrezzo indispensabile ed immancabile in tutte le case coloniche del tempo, spesso utilizzato per consentire l’accesso ai piani superiori della casa colonica, dove si trovavano i granai, oppure per salire sugli alberi più alti. Sostanzialmente immutata nella foggia e nel materiale di realizzo, sovente veniva “autoprodotta” dagli stessi mezzadri senza l’utilizzo di chiodi, colle, o legacci; risultato di sapienti tecniche di falegname.
Quella nella raccolta è una scala realizzata in legno di quercia a 17 gradini.
Giogo circolare in legno
Il giogo rappresentava un “dispositivo” fondamentale nell’economia rurale di una volta, in quanto consentiva lo sfruttamento a vantaggio dell’uomo della forza animale, peraltro unico mezzo di trazione allora conosciuto, utilizzabile sia nelle lavorazioni dei campi, a supporto e parziale sostituzione dell’uomo, sia nel trasporto delle derrate, del carbone, della legna ecc.
L’oggetto si presenta costituito da una barra in legno sagomata alle due estremità, con un grosso anello di ferro al centro, completata da vari accessori in corda e cuoio, a seconda delle fogge.
Al giogo, una volta posta sul collo degli animali da traino (in genere una coppia di bovini), venivano poi fissati pesanti attrezzi da trainare (aratri, carri, trebbiatrici, ecc).
La diffusione del motore a scoppio, e il conseguente abbandono dell’utilizzo della trazione animale, relegheranno l’oggetto a residuato di un mondo contadino del tutto arcaico.
Caratello
Piccolo vaso vinario in legno, dalla caratteristica forma a botte ma più slanciata, il caratello, è tradizionalmente utilizzato in Toscana per la produzione del vinsanto.
Realizzato in legno di quercia o castagno, presenta la classica fasciatura dei ben più capienti vasi vinari, (ovvero le barrique: 225 litri, e il tonneaux: 500 litri) caratterizzandosi invece per la ridotta capacità variabile da 25 litri fino a 100 litri che consentiva la facile trasportabilità e quindi l’utilizzo soprattutto per il trasporto di vini e liquori sui carri.
Un foro praticato sul lato, e chiuso con un tappo in sughero, consentiva il riempimento/svuotamento del vino.
Bilancia (stadera)
La bilancia a leva (stadera), invenzione etrusca poi mutuata dai romani, è usata per pesare le derrate, o altri materiali, per cui ne esistono di varie dimensioni e capacità.
Normalmente realizzata in ferro o ottone, è costituita da un’asta di metallo con una o più scale graduate, sul quale scorre un peso (detto romano). Completano l’oggetto una serie di catenelle discendenti a cui viene fissato un piatto per la pesata delle derrate. Per leggere la pesata si fa scorrere il romano fino al raggiungimento della posizione orizzontale dell’asta graduata.
La diffusione e versatilità di questo tipo di bilancia, dall’uso millenario, si devono all’estrema maneggevolezza dell’oggetto visto che consente di essere retta, durante la pesata, direttamente da una persona, senza necessità di essere fissata a supporti fissi.
Il suo utilizzo spaziava dalla pesatura delle derrate alimentari, era quindi immancabile nei mercati, ma anche, nelle versioni più grandi, per la pesatura del carbone, delle sementi ecc.
Ruota del biroccio
Il biroccio” è un carro agricolo mosso da una coppia di buoi, dotato di due o quattro grosse ruote, realizzate in legno, una delle quale è presente nella raccolta. La tecnica costruttiva della ruota del carro prevedeva abilità di un falegname per la realizzazione in legno (sovente di quercia) dei raggi e del cerchio in cui questi si innestavano, oltre alle abilità del fabbro per la realizzazione del cerchione (appunto in ferro) con cui si “ferrava” la ruota, onde dotarla di un resistente battistrada. I carri, solitamente trainati da buoi, venivano utilizzati in campagna sia per il trasporto dei materiali, sia delle persone, e pertanto le ruote dovevano essere idonee a qualsiasi terreno. Oggi i carri sono del tutto scomparsi dalle campagne, via via soppiantati dalla diffusione del motore a scoppio e dell’uso di pneumatici moderni.
Irroratrice modello “La Sfida”
Indispensabile per l’allevamento delle vite, e quindi diffusissima nel territorio di Montalcino, veniva utilizzata per dare il “verderame” alla vite; unico rimedio, ancora oggi in uso, per debellare le malattie fungine che affliggevano le vigne, decimandone i raccolti.
L’oggetto presente nella raccolta è un vaporizzatore per disinfezione a zaino della capacità di una quindicina di litri, realizzato in rame e dotato di lancia; per via dell’uso, ha assunto un caratteristico colore “verde rame”.
L’oggetto della raccolta è un brevetto dei “Fratelli Angiolo e Armando Del Taglia”, ditta costituita a Signa (Firenze) nel 1890, ed ancora oggi attiva, ed è corredato dal catalogo originale dei prodotti della stagione 1904.